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1959…..2009

I terreni pliocenici dei dintorni della città di Asti sono ben noti per gli importanti affioramenti fossiliferi. In tutta la regione astigiana sono da ricordare, per importanza sistematica, i notevoli resti di Physeteridae, di Delphiniadae e di Balenopteridae scoperti nei fianchi dei rilievi collinosi esistenti a Sud-Ovest di Asti, ma più frequentemente provenienti dai depositi sabbiosi sui quali poggia la frazione di Valmontasca nel comune di Vigliano d'Asti.

Il ritrovamento

Nel mese di marzo 1959 il Comune di Vigliano predisponeva uno scavo per la posa di una conduttura dell’acqua nella frazione di Valmontasca.

Durante le operazioni di scavo alcuni operai rinvennero frammenti ossei e li segnalarono ai propri superiori. L'avvedutezza dei presenti permise di constatare l'esistenza, a circa 70 cm. dalla superficie, di uno scheletro formato da ossa di notevoli proporzioni.

Sospesi prudentemente i lavori fu lo stesso Sindaco di Vigliano, Giovanni Battista Conti, ad avvisare la Soprintendenza alle Antichità di Torino.

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Le operazioni di recupero

Il 23 marzo il prof. Carlo CARDUCCI, soprintendente alle Antichità del Piemonte ed alcuni esperti inviati dall'Istituto di Paleontologia dell'Università di Torino, effettuarono i primi sopralluoghi, accertando la notevole rilevanza scientifica del ritrovamento.

Lo scheletro misurava circa 8 metri e il cranio, con le mandibole, circa 2 mt..I primi esami morfologici, compiuti sul luogo, stabilirono che i resti appartenevano ad un Cetaceo del Sottordine dei Misticeti, conosciuto nella sistematica paleontologia quale Plesiocetus cortesii (Van Beneden & Gervais, 1868) che fu il primo nome attribuito al fossile, erroneamente.

La notizia dell’eccezionale ritrovamento fu pubblicata sui giornali e Valmontasca fu meta di centinaia di persone spinte dalla curiosità di “vedere la balena”.

L'attività di recupero durò ben 26 giorni, e lo scheletro venne trasportato a Torino, dove iniziarono i lavori di restauro del fossile.

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Chi cerca... trova

Gli studi morfologici compiuti su questo Misticeto hanno permesso di stabilire che l’esemplare piliocenico è risultato strutturalmente e morfologicamente analogo agli esemplari dall’attuale Balenottera acutorostrata (Lacépède, 1804).

Nel 1961, due anni dopo, P.G. Caretto, dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Torino, durante una serie di sopraluoghi nella zona del primo ritrovamento, portò alla luce i resti dell’arto anteriore destro e, dopo ulteriori ricerche, riuscì a recuperare, nel 1970, anche parte dell’arto sinistro.

Nel gennaio 2008, a distanza di 38 anni dagli ultimi ritrovamenti di P.G. Caretto, il biologo mongardinese, Luca Oddone, cercando di approfondire le sue conoscenze sui cetacei fossili di Valmontasca, a seguito di un incontro casuale con un abitante della frazione, ha riportato alla luce una ulteriore vertebra caudale del cetaceo ritrovato nel 1959, estraendola non dalla terra, bensì … dalla cantina di quel signore che l’aveva conservata per ben 50 anni!!

Lo scheletro della Balenottera di Valmontasca si può tutt’oggi annoverare tra i più completi cetacei fossili ritrovati sul territorio nazionale ed europeo.

Dopo 54 anni passati negli archivi del Museo di Scienze Naturali di Torino, dal 2013 la Viglianottera ha trovato adeguata sistemazione  nel nuovo Museo paleontologico di Asti.
balenottera di Valmontasca  al museo paleontologico di Asti

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